Fonte: gamberorosso articolo di Indra Galbo
Nel 1924 Clarence Birdseye brevettò il primo apparecchio per congelare e confezionare il pesce cambiando per sempre le nostre abitudini alimentari.
I prodotti surgelati sono molto richiesti in quanto rappresentano un modo comodo e conveniente per consumare frutta e verdura ricche di sostanze nutritive e per ridurre gli sprechi alimentari dei consumatori. Il loro utilizzo è una pratica che va avanti da un secolo e per questo si deve ringraziare un inventore americano e una sua battuta di pesca nelle gelide acque canadesi.
Clarence Birdseye e la scoperta del congelamento rapido
Tutto è iniziato più di 100 anni fa, quando lo scienziato statunitense Clarence Birdseye scoprì il concetto rivoluzionario di “congelamento rapido”. Mentre lavorava come naturalista in Canada, durante una battuta di pesca a Terranova, Birdseye osservò che quando il pesce veniva catturato e portato fuori dalle acque gelide e posto sul ghiaccio, la combinazione di temperatura ed esposizione agli elementi congelava il pesce quasi istantaneamente.
Poi, quando si trattava di mangiare il pesce una volta scongelato, con suo grande stupore era sodo e fresco come se fosse stato appena pescato. Ciò che rendeva unico questo metodo di congelamento, pur mantenendo la freschezza e il sapore, era la velocità del processo, il cosiddetto “flash freezing”. Fu così che Clarence Birdseye si accinse a inventare e brevettare la sua “Macchina per la congelazione rapida” nel 1924, anno in cui fu anche co-fondatore della General Seafood Corporation.
I surgelati nei negozi e le altre invenzioni di Birdseye
I primi prodotti surgelati di successo commerciale furono sviluppati da Birdseye stesso con il nome Birds Eye Frosted Foods, e comprendevano spinaci, piselli e ovviamente pesce. Nel corso della sua vita, però, Birdseye ha collezionato quasi 300 brevetti. Oltre al processo di surgelazione, Birdseye sviluppò lampade a infrarossi, un arpione senza rinculo per catturare le balene e un metodo per rimuovere l’acqua dagli alimenti. Pochi anni prima della sua morte, perfezionò anche un metodo per convertire la bagassa (residuo di canna da zucchero schiacciato) in pasta di carta.
I surgelati oggi
Negli anni trascorsi da quando Birdseye ha fatto la sua scoperta fondamentale, il settore degli alimenti surgelati è cresciuto in modo significativo e ha aperto l’opportunità per i prodotti di essere apprezzati dai consumatori di tutto il mondo.
Solo nel Regno Unito, i dati Kantar mostrano che le vendite al dettaglio di alimenti surgelati sono ammontate a 8,5 miliardi di sterline durante le 52 settimane fino al 17 marzo 2024, con un aumento su base annua dell’11,8%.
Il futuro degli alimenti congelati e le pratiche di sostenibilità
Stefan Descheemaeker, amministratore delegato del produttore di alimenti surgelati Nomad Foods, proprietario del marchio Birds Eye (in Italia commercializzato come Findus), ha dichiarato a Food Manufacture che l’avvento del congelamento rapido «ha rivoluzionato il sistema alimentare» e svolge ancora un ruolo sempre rilevante nella vita moderna, continuando con la riflessione «Il centenario è il momento perfetto per fermarci e chiederci: cosa farebbe Clarence oggi, come possiamo costruire sulla sua eredità e come saranno i prossimi 100 anni di cibo congelato?
L’ampiezza dei prodotti disponibili è sicuramente cresciuta nel tempo e il nostro lavoro in Nomad Foods è quello di continuare a innovare con prodotti nuovi, entusiasmanti e versatili che adattarsi ai consumatori che cambiano stili di vita, preferenze e abitudini culinarie. Ad esempio, dopo il Covid abbiamo assistito a un picco nell’uso delle friggitrici ad aria come metodo di preparazione dei pasti, quindi abbiamo inserito le istruzioni per la frittura ad aria sulla nostra confezione».
Per quanto riguarda invece la ricerca di pratiche più sostenibili che rispettino le regole della catena del freddo un recente studio commissionato da Nomad Foods, e condotto dalla società scientifica e tecnologica Campden BRI, ha dimostrato che la conservazione degli alimenti a -15°C, invece dei -18°C standard del settore, non ha alcun impatto sulla qualità del prodotto. Un piccolo cambiamento che però su larga scala permette alle industrie alimentari di impattare molto meno a livello energetico e quindi anche ambientale per quanto riguarda le pratiche di raffreddamento.