Fonte: Il Gazzettino
Alleanza delle Cooperative della pesca: «Un altro tassello nel tentativo di lenire gli effetti del granchio blu, una vera e propria calamità»
È ufficiale: il granchio blu, il temibile crostaceo che sta distruggendo gli allevamenti di vongole (ma non solo) del Veneto, entra tra le specie commerciali. Insomma, finisce sui banchi del pesce e di conseguenza sulle tavole degli italiani. A stabilirlo il decreto firmato dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che lo ha inserito tra le denominazioni commerciali delle specie ittiche.
«Ringraziamo il ministro Lollobrigida per questo provvedimento – commenta l’Alleanza delle Cooperative della pesca -, si tratta di un altro tassello lungo un difficile percorso nel tentativo di lenire nei limiti del possibile gli effetti di questa vera e propria calamità». «Questo – prosegue – è un ulteriore tentativo di aiutare gli operatori a superare le enormi difficoltà create dall’invasione del killer.
Già da tempo registriamo vari tentativi di lenire gli effetti di questa emergenza con iniziative che cercano di promuoverne il consumo di questo crostaceo e nonostante questo permangono tutte le oggettive difficoltà più volte denunciate da produttori e organizzazioni economiche».
Secondo l’Alleanza delle Cooperative della pesca «con questo provvedimento viene sanato un aspetto legato alla commercializzazione per altro in corso già da alcuni mesi attraverso denominazioni talvolta similari. Per il consumatore sarà quindi meno complicato individuare sui banchi delle pescherie e della grande distribuzione questo crostaceo; restano le perplessità rispetto all’ipotesi che si possa costruire una vera e propria filiera commerciale capace di offrire un’alternativa economica alle migliaia di pescatori colpiti da questa emergenza ambientale».
Un decreto con il quale, secondo l’Alleanza, l’Italia si allinea agli altri Stati Ue che da tempo commercializzano regolarmente il callinectes sapidus con la denominazione granchio blu, colmando un vuoto legislativo.